Ci siamo lasciati con un’introduzione sul ruolo che le alghe possono avere in agricoltura e ci piace proseguire con un approfondimento sul tema. Da qui questo nuovo articolo sugli utilizzi delle alghe in questo campo.
Partiamo quindi da quali sono i vantaggi dell’utilizzo di alghe in agricoltura, o almeno dai principali:
eco-compatibilità e sostenibilità del prodotto usato;
assenza di controindicazioni per la salute umana;
singolare composizione dei microelementi nutritivi e sostanze organiche (aminoacidi, zuccheri) con elevato profilo nutrizionale;
maggiore pezzatura dei frutti e aumento del loro grado zuccherino;
incremento dell’assorbimento di micro e macronutrienti e successivo trasferimento degli elementi nutritivi nella pianta grazie a colloidi come l’acido alginico e il mannitolo;
stimolo della radicazione: l’apparato radicale si fortifica e si sviluppa maggiormente, facilitando il reperimento di acqua e scongiurando il pericolo di morie durante la siccità estiva;
maggiore resistenza delle piante coltivate a fattori di stress ambientali (salinità e temperature estreme) e non: l’oligosaccaride Laminarina, per esempio, costituisce un tonico per il vegetale, stimolando la produzione di antibiotici naturali e riducendo gli effetti negativi legati agli attacchi dei patogeni e agli shock termici.
Questi sono solo i principali vantaggi dell’applicazione delle alghe nel settore agricolo: evitiamo di scendere troppo nel tecnico in questo campo, ma è possibile approfondire questo tema con esperti del settore agricolo o anche online.

Ci spostiamo quindi sulla produzione di estratti di macroalghe, ovvero di concentrati della loro essenza: come viene prodotto un estratto macroalgale?
Le specie algali maggiormente impiegate per fertilizzare le coltivazioni sono le alghe brune Ascophyllum (originaria dell’oceano Pacifico), Durvillaea (autoctona dell’emisfero meridionale, tra cui Australia, Nuova Zelanda, Sud America e varie isole subantartiche), Ecklonia (proveniente dai fondali rocciosi del Sud Africa), Fucus, Laminaria e Sargassum (presenti nelle acque fredde dell’emisfero settentrionale).
Le alghe vengono raccolte manualmente o meccanicamente lungo le coste, dilavate dal sale, tagliate e poi si procede con l’estrazione. In base all’utilizzo specifico e all’effetto desiderato dalla miscela algale il processo di estrazione può essere svolto utilizzando diverse tecniche in quanto, in base alla specie utilizzata, alla stagione di raccolta e alla modalità di estrazione scelta, le caratteristiche chimiche del biostimolante algale possono variare molto: ad oggi, il metodo di estrazione maggiormente utilizzato è quello a freddo e in acqua ad alta pressione, così da evitare che le molecole di interesse subiscano modificazioni strutturali che ne impediscano la regolare attività.

Macroalghe e pacciamatura
La pacciamatura è una tecnica agricola che consiste nel ricoprire il terreno intorno alla pianta con materiale di diversa natura e può essere realizzata anche con l’utilizzo di alghe.
Lo scopo di qualsiasi pacciamatura è proteggere l’apparato radicale della pianta impedendo la crescita di erbe indesiderate, mantenendo costanti umidità e temperatura del suolo e riducendo la perdita di acqua per evaporazione (risparmio idrico), contrastando l’erosione e la formazione della cosiddetta “crosta superficiale” - uno strato di terra indurito che rende più difficoltosa la germinabilità dei semi.
L’utilizzo delle alghe per la pacciamatura, apporta inoltre alcuni benefici unici. Queste infatti:
Arricchiscono di macro e micronutrienti il terreno e favoriscono la crescita della pianta pacciamata;
Non sono di origine sintetica e sono facilmente degradabili;
Le alghe, al contrario di altri vegetali usati in questa tecnica, non condividono malattie con le piante terrestri;
Rafforzano le piante letargiche;
Non alterano il pH del terreno in quanto le alghe possiedono un pH neutro o leggermente alcalino;
Non contengono semi di erbe infestanti, a differenza della pacciamatura a base di corteccia o paglie;
Aiutano ad alleggerire il terreno: man mano che il materiale viene incorporato nel terreno, l'aerazione viene migliorata e il terreno diventa più sciolto e umido;
Le alghe, dunque, apportano moltissimi benefici aggiuntivi alla coltivazione, ma molti si chiederanno: “il sale non è un problema per la pianta coltivata?”.
Ovviamente se si utilizzano alghe di acqua dolce il problema non si pone, mentre se ci si serve di alghe marine è consigliabile una semplice operazione di risciacquo della massa algale prima dell’applicazione.

E le microalghe?
Sebbene nei secoli il campo della fertilizzazione agricola algale fosse territorio indiscusso delle sole macroalghe, grazie alle attuali tecnologie si sta guardando con sempre maggiore interesse in direzione delle microalghe: con lo sviluppo di vasche aperte (open ponds) e chiuse (fotobioreattori) è infatti possibile la coltivazione massiva di questi organismi. Ricordiamo che le microalghe, alle quali spesso ci si riferisce con il termine “fitoplancton”, sono organismi vegetali piuttosto piccoli, che sono principalmente rinvenuti negli ambienti acquatici (mare, fiumi e laghi).
Uno studio condotto dall’università di Catania si è focalizzato sull’utilizzo di due differenti specie microalgali (Chlorella vulgaris e Scenedesmus quadricauda) allo scopo di investigare se anche questa tipologia algale fosse ugualmente performante se applicata in campo agricolo. I primi risultati sembrano confermare un miglioramento della biochimica del terreno tanto da triplicare l’indice di potenziale fertilità del suolo. Le due microalghe, oltre ad apportare i medesimi effetti benefici attribuiti alle macroalghe (maggiore radicazione, crescita, ecc…), si sono rivelate di particolare efficacia nella fase di germinazione arrivando a quadruplicare la percentuale dei semi germinati!

Sintesi
In conclusione, macroalghe e microalghe sono state usate e vengono tuttora impiegate in campo agricolo, sia come biostimolanti che come materiale utile alla pacciamatura. In futuro la sfida sarà quella di riuscire a meglio identificare e caratterizzare le molecole algali coinvolte nella fertilizzazione del suolo e nella crescita vegetale così da riuscire a sfruttare al meglio questa risorsa “di nicchia”: sarà compito degli alghicoltori fare da aprifila a questo “nuovo” settore agricolo in modo da ridurre l’apporto di prodotti chimici sintetici con nuove pratiche ecologiche e valorizzare le potenzialità finora inespresse della risorsa algale.
Per quanto riguarda i nostri appuntamenti, #stayTuned per il prossimo articolo!
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Se avete domande o suggerimenti, siamo sempre molto contenti di conoscerli.
Grazie per l’attenzione e al prossimo articolo!
Ulisse
Autore: Viola Faraoni
Contributo tecnico e revisione: Mattia Fricano
Editor: Lisa Mustone
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